Un’autentica e antica anima rurale sopravvive nelle oltre 30 aziende olivicole, le quali ad una olivicoltura più industriale preferiscono i benefici derivanti dall’uso di buone pratiche e tecniche nel rispetto dell’ambiente e a favore di un prodotto di qualità.
C’era una volta e c’è ancora
Incipit
La s presenza dell’olivo e la produzione dell’olio toscano è attestata almeno dalla metà del VII secolo a.C. Una coltivazione antica che si evolve e si espande piano piano nei secoli fino a diventare così diffusa da caratterizzare il paesaggio collinare toscano.
Blocco di testo
È nel tardo medioevo, intorno alla metà del quattrocento, che la coltivazione toscana dell’olivo passa da pochi esemplari sparsi nei campi a impianti più fitti, con investimenti consistenti da parte dei proprietari dei poderi mezzadrili e l’olio inizia a diventare importante nell’alimentazione. Da quel momento in poi la presenza e l’importanza dell’olivo in Toscana crescono, seguendo fasi alterne, fino ai nostri giorni: si espande fino ai primi anni del XVIII secolo, si contrae per poi risalire dalla seconda metà dell’ottocento fino alla crisi dell’agricoltura toscana di metà del novecento.
Nel 1929 la superficie olivata in Toscana raggiunge i 239.000 ettari; alla fine degli anni sessanta le piante sono ormai 25 milioni, passando da una coltivazione dell’olivo consociata alla vite ed al grano alla realizzazione di oliveti specializzati con maggiore densità di impianto.
Una storia secolare che ha visto l’olivo espandersi in gran parte del territorio toscano e l’olio d’oliva extra vergine diventare il re della cucina toscana, tanto che non possiamo neanche immaginare come si potrebbe mangiare e di conseguenza vivere senza il prezioso oro verde delle nostre colline.